venerdì 30 novembre 2012

CONTROSTORIA DELL'ARTE - Pablo Echaurren

"Afferrare il senso di un'opera d'arte non è roba da Superman con la super-vista a raggi X. Basta togliersi i paraocchi di una critica scontata, superficiale, banale. E pensare con la propria testa. Qui si capovolge la prospettiva, affrontando temi e stili da un'angolazione  irriverente, ma non per questo campata in aria. Dalle caverne di Lascaux al Rinascimento, dall'Impressionismo alla Street Art, di norma lo spettatore si sente costretto a seguire gli studiosi che stabiliscono le regole del gioco. Questo manualetto è un primo passo per riappropriarsi dell'arte senza farsi schiacciare dal peso della cultura asfissiante calata dall'alto"
 
WOW!! Con un'introduzione così, come potevo resistere a questo libretto, molto carino anche nella grafica, nel formato e nell'aspetto? Ok, ormai è appurato che mi lascio trarre un po' troppo in inganno dalle copertine.

Diciamo che questo libro mi è piaciuto ma anche no. E' secondo me molto interessante, e l'artista-autore dà veramente alcuni punti di vista alternativi sulla storia dell'arte che possono essere compresi anche dai profani e dai più scettici dell'arte (contemporanea soprattutto). Spiega in maniera semplice e accattivante certi meccanismi che stanno dietro all'arte. 
 
Ad esempio il capitolo sulla Pop Art inizia così: "Secondo me i pop non l'amavano affatto la cultura pop-olare. Anzi. La effigiavano, è vero, se ne servivano, ne facevano il centro del loro sistema narrativo ma come a dire: "Guardate un po' di che merda ci circondiamo". Insomma, sfottevano. Sputtanavano il sistema. Attaccavano il meccanismo di produzione dei miti fondati sull'industria del consenso".

Bè, mi sembra un bell'inquadramento della situazione e del contesto pop, e  mi fa proprio affiorare alla mente l'immagine di Andy Warhol sfruttatore snob del sistema.
 
O ancora quando spiega ai non eletti il concetto di installazione. "Uno ha a disposizione un salone di museo e che fa?Ti ci piazza un bar in piena regola (...) in modo che gli avventori creino l'evento (...) o meglio ancora ci sistema una dozzina di donne nude a fare le belle statuine, tutte uguali tutte carine. La donna nuda fa sempre la sua porca figura. E attira il pubblico come le mosche. (...) Insomma ogni cosa è adatta a diventare installazione (...) L'importante è il contesto, la collocazione, la benedizione del sito che la contiene. Più il sito è importante più funziona. Non è l'opera che nobilita la cornice, è la cornice che crea l'opera secondo un esilarante ribaltamento di senso".

Dove sta la parte negativa della mia recensione? Sta in tutti quei (...) coi quali ho omesso alcune parti della citazione perchè troppo ridondanti. Mi spiego meglio: le idee ci sono e sono ottime, ma il filo conduttore del discorso si perde nello stile troppo fiorito, troppo ripetitivo, troppo ricercato, fatto di giochi di parole e rime rimette. Sembra quando al liceo, non sapendo come riempire le pagine del tema, mi inventavo 3mila modi diversi di dire la stessa cosa, usando sinonimi su sinonimi e giri di parole.
Che all'inizio questo modo di scrivere può essere coinvolgente e divertente, ma già a pagina 16 con "ogni nostro antiquarium è un florilegio del sacrilegio legittimato" mi veniva voglia di scaraventare il libro lontano, questo modo di scrivere mi creava attacchi d'ansia..un continuo rigirare attorno al concetto..ma arriva al dunque no!!!! 
 
Non so come ho fatto ad arrivare alla fine, e anche questo libro mi è costato un paio di mesetti di lettura..ma d'altronde avevo bisogno di tempo per digerire un "per loro ovviamente il non colore dell'albedine costituiva un valore aggiunto, era un elemento fondamentale di compostezza, di grandezza, di rigore. Rigor mortis da ultime lettere di Jacopo Ortis"
 
Insomma..direi che si tratta di un'occasione sprecata per scrivere un bel libro innovativo e controcorrente.
 
 

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